Don Felice e la fede nella divina Provvidenza
Don Felice aveva molto chiara la dimensione sociale del Vangelo che lo portava quotidianamente a confrontarsi con il volto degli altri specie se poveri, a lasciarsi interpellare dal loro dolore, dalle loro richieste e dal realismo della loro difficile esistenza. Egli era totalmente affidato al Signore Gesù dal quale prendeva forza il suo costante dono di sé, la sua appartenenza alla comunità ecclesiale e civile, il suo servizio per la promozione integrale del popolo. Vivendo tra la gente e tra i suoi fedeli a Croce Santa, parrocchia di periferia affollata di bambini e di ragazzi, sognava di poterle regalare un servizio pastorale più accurato e fecondo. Don Felice diceva che la carità cristiana doveva incarnarsi nelle forme e nei modi che le necessità del tempo richiedevano, pertanto era pronto a discernere i criteri operativi per il bene della Parrocchia. Da alcuni benefattori aveva ricevuto dei terreni e nella fede leggeva in quelle donazioni una chiara indicazione della Volontà Divina che gli chiedeva di dare sviluppo alla sua Croce Santa chiedendo aiuto a un personale più specializzato e stabile. Alla fine degli anni Trenta don Felice scrisse di suo pugno le dimissioni da parroco di Croce Santa per consegnare la parrocchia ai Salesiani. Mons. Oronzo Durante e il Capitolo erano in pieno accordo e nella convenzione con i Salesiani si pattuì che la canonica per i sacerdoti doveva essere pronta entro cinque anni dalla firma della convenzione (stipulata nel 1940). Don Felice diede inizio alle costruzioni comprando diversi vani attigui a Croce Santa ma poi, venuta la Seconda Guerra Mondiale, ci furono differenti priorità ed egli, obbediente a Dio e alla storia, lasciò questo progetto per altre necessità e i cinque anni passarono. Sicuro dell’opera di Dio, si sentiva un dispensatore della Divina Provvidenza che per vie misteriose arrivava sempre per dargli denaro per i viveri, gli indumenti e le medicine e soddisfare ogni richiesta. Finita l’emergenza della guerra, don Felice riprese il suo progetto che rimase però irrealizzato. Negli anni Cinquanta comprò l’ultima casa vicina alla parrocchia e gli restava da pagare un’ultima cambiale di £120.000. Una bella somma a quei tempi. Arrivò il giorno prima della scadenza e non aveva ancora quella cifra di denaro. Fece pregare i bimbi dell’Asilo Parrocchiale, le Suore Discepole di Gesù Eucaristico, le donne dell’Azione Cattolica, i parrocchiani. Il giorno dopo don Felice era più gioviale che mai e con lo sguardo luminoso andò a celebrare l’Eucaristia. Appena finita la messa, giunse il sacrestano con una busta per lui consegnatagli da una benefattrice per i bisogni della Parrocchia. L’aprì e vi era la somma che gli occorreva, né una lira in più né una in meno: £120.000. Don Felice con umiltà e semplicità disse che non aveva alcun dubbio che la Provvidenza sarebbe arrivata. Allora pieno di gioia si ritirò dinanzi al Tabernacolo e rimase in adorazione per circa un’ora. Questa fiducia nell’Invisibile gli procurava una vera vertigine: rinunciando a calcolare e a controllare tutto, don Felice dava completamente carta bianca all’azione di Dio che sapeva ciò di cui aveva bisogno per il bene degli altri.
Sr Francesca Caggiano
La vice postulatrice